Gesta di Brigastio – Canto Decimo

Gli amici, tesi, faccia a faccia stanno
Nel tramonto che arrossa la pianura,
Non il più picciol movimento fanno,
Non mostra alcun di lor d’aver paura,
Passa un minuto e par passato un anno,
Spira una brezza che non dà frescura
E il sole, fatto rosso come sangue,
Sulle lor lame nude giace e langue;
Poi l’uno balza avanti quale fiera
E resta quasi un solco sul ghiaione
Laddove fino a poco prima c’era
Il piede pronto a cominciar l’azione,
Quell’altro schiva, come chi da un’era
Già fosse pronto a disputar tenzone,
E Mirabella con le cinque dita
Si copre la boccuccia impallidita;
Si coprono di colpi i due avversari
E ognun minaccia di far molto male:
Si cercan con le punte in modi vari,
L’acciaio di continuo scende e sale,
Va dritta Zanna come sui binari,
Volteggia Brandifiamma come pale,
E tutto il mondo osserva con sgomento
L’orrore fratricida del cimento;
Sopra la terra e sotto il cielo vasto
Si battono i fratelli senza posa,
Trafiggono co’ brandi l’aere casto
Cercando il sangue del color di rosa,
Come la fiera che contenda il pasto
A un’altra similmente minacciosa,
Lo sguardo fisso e il labbro che gli trema,
Ciascuno è pronto per l’azione estrema;
Brigastio scatta e affonda e dà di punta,
E sa che Zanna, lì tra le sue dita,
Dovunque fosse con la lama giunta
Sgorgare ne farebbe forza e vita
Siccome il latte dalla vacca munta,
Né mai l’ha usbergo di far ciò impedita,
E non per questo attacca senza ardore,
Ma stocca e fende e affonda e mira al cuore;
Corvino schiva e para e devia i colpi,
Ed altrettanti ne rimanda indietro:
Entrambi sono astuti come volpi
E menan tanti attacchi avanti e indietro
Che pare sia una lotta tra due polpi,
Ciascun con otto braccia lunghe un metro,
E in mezzo Brandifiamma cala e splende
Quale meteora che dal cielo scende;
Gli attacchi si susseguon senza effetto
Ed il conflitto si fa più serrato:
Adesso son premuti petto a petto
E ognuno blocca all’altro il braccio armato
Tenendolo col pugno al polso stretto
Siccome con l’acciaio non temprato
Suole del fabbro fare la tenaglia
Mentre col maglio mille colpi scaglia;
Brigastio allora, con caparbio moto,
Come un ariete scaglia la sua testa
E con la fronte coglie il viso noto
Laddove la celata alzata resta
Quando ad un cavaliere par remoto
Un fatto d’armi o una cagion di gesta,
E questa insolita mozion di guerra
Corvino spinge indietro e getta a terra;
Brigastio allor col corpo e col coltello,
Al modo che si dice che Caino
Si sia scagliato contro suo fratello,
Si scaglia immantinente su Corvino
Come a piantare un chiodo col martello,
Ma con fulmineo gesto il paladino
Leva la spada e in una mossa sola
La pone fra se stesso e la sua gola,
E con quell’altra mano, prontamente
Lo afferra per la spalla ed impedisce
Che, con il folle slancio prepotente
Di chi le conseguenze non capisce,
Finisca sulla spada – che è tagliente
E fende tutto quello che colpisce –
Mozzandosi la testa per l’eccesso
Come se fosse il boia di se stesso.
Brigastio allora, che si vede vinto
E sa che il buon amico l’ha salvato
Dalla sua stessa spada, in viso tinto,
Lascia il pugnale forte ed affilato
E, sul terreno accanto a quel recinto
Che l’orrido conflitto ha scatenato,
Piega il ginocchio come fa il credente
E dice, con la voce che non mente:
«Amico mio che sei più di un fratello,
Ed hai tanto di onore e di giustizia
Che non li conterrebbe un gran battello,
Oggi ho portato su di noi mestizia
Forzando la tua mano nel duello
E agendo e ragionando con malizia,
Per tanto ti consegno la mia vita:
Se a te par giusto fa’ che sia finita!»
Corvino allora abbassa un po’ la spada
E parla a questo modo: «Poi che vedo
Che allo spirito tuo più non aggrada
Di comportarsi al modo a cui non riedo,
Ti rendo la tua vita, epperò bada
Che tu mi giuri questo che ti chiedo:
Ovver che tu dal dì presente sia
Un puro essemplo di cavalleria.»
Brigastio china il capo mestamente
E pare domandarsi se gli vale
La pena vivere cortesemente
E rinunciare a tutto ciò ch’è male
E a qualche tarlo che gli gira in mente,
Poi si risolve: or sa cosa gli cale,
Ritorna a sollevare il fiero mento
E dice serio: «Presto giuramento!»
Ritorna Brandifiamma alla cintura
E nell’abbraccio tornano i due amici
Ad augurarsi gioia imperitura
E i giorni più armoniosi e più felici,
Ritorna la giovial coloritura,
Come le fiamme fanno alle fenici,
Sul volto a Mirabella spaventata,
Che torna a respirar contenta e grata,
E dice, rivolgendosi ai due eroi:
«Quale sgomento e che palpitazioni
M’han colto nel veder due come voi,
Compagni e amici senza paragoni,
Scornarsi come capre e come buoi
Ed azzuffarsi come due procioni!
Sia lode che il buonsenso è ritornato!»
Ed essi, con lo sguardo imbarazzato
E il viso mesto e rosso di vergogna,
Come coloro che per gran misfatto
Son messi su una piazza nella gogna,
Affermano ancor più di quanto han fatto
Che il loro cuore solamente agogna
Di mantenere d’amicizia il patto
Fino a quel giorno ed oltre che la morte
Li avrà chiamati nella propria corte.
Cala la pace sul paesaggio agreste,
Calato è’l sole dietro la collina,
La dolce sera tinge in blu e riveste
In ombre lievi i campi e la cascina;
Un uscio s’apre e, indosso un umil veste,
N’esce una rosea e tonda contadina:
Vide ogni cosa dalla sua finestra
Ed offre a tutti un piatto di minestra.
Accettan di buon grado i tre viandanti,
Cui il viaggio e le fatiche e le emozioni
Han chiesto sforzi e dati affanni quanti
Ve ne son pari in poche situazioni,
E non son pochi i giorni, ma son tanti
In cui non hanno avuto colazioni….
Così seguon quell’ospite cordiale
Nell’accogliente abbraccio del casale.
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