«Your invincible defeat» – La ragazza del lago

La ragazza del lago m’incontrò davanti alla cattedrale, e l’impaccio del nostro saluto fu presto diluito dall’affollamento di piccioni e gente.

C’è sempre un raccontarsi nei primi momenti, un chiedersi e un dirsi che è quasi scambiarsi un curriculum.

Parlammo di musica e arte e poesia, seduti su varie panchine; corremmo e guidammo improvvisati verso il palco sull’acqua, spaventati di far tardi alla lettura del vecchio poeta (uno degli ultimi che rimanevano), per poi scoprire ridendo che era il giorno prima o il giorno dopo.

«Io non sono un’artista» mi diceva, seduta su una pietra o su un divano, ed io misuravo in lei un amore per l’arte che non ho trovato mai nella maggior parte degli artisti, troppo presi, di solito, ad amare la propria forma riflessa.

La guardavo, incomprensibilmente incerta del suo talento e della sua bellezza, e lei, di sottecchi, ricercava forse in me uno specchio confortante.

Finché trovammo entrambi l’immagine prescritta.

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