«angelico riso ed atti isnelli» – La ragazza senza autunno

La ragazza senza autunno si soffermava in abbracci lunghi e avvolgenti, dolci di un bisogno di dolcezza. La natura l’aveva disegnata in una bellezza completa e ineccepibile, scevra di vanità e vetrine, che io contemplavo rapito come da un sogno pittorico.

Ci eravamo incontrati per sincrono, in un incrocio di amici fratelli, e avevamo sentito subito un bisogno silenzioso di scaldarci, di riposarci un’anima nell’altra.

Io facevo la guerra alla vita, lei l’ascoltava passare in distanza, e la mia arrogante rigidità rimbalzava come piombo sulla sua seria remissività.

Ci stendevamo lungo il languore del fiume, coi corpi svestiti dall’estate, scaricavamo il cordless parlando di niente o ci davamo Lorca in cambio di Verlaine.

Ci stringevamo increduli e i miei capelli si mischiavano ai suoi, o ci fermavamo a guardarci col fermo immagine di uno stupore estetico, prima di ridiscendere nelle parole e nei silenzi senza imbarazzo.

Ci eravamo incontrati troppo presto, entrambi con un piede in altre storie, ci siamo lasciati qualche cena e un abbraccio lungo e soleggiato, portato via dal basso correre del fiume.

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